venerdì 28 ottobre 2016

Capitolo VI - Il primo approccio



Tredici marzo duemilaquindici. È il momento di fare sul serio. La meta di oggi è Venezia, passeremo tutta la giornata lì; ho deciso di utilizzare un approccio tattico, cioè essere me stesso. Il folle me stesso. Mi vesto di rosso, blu e nero, perché dopodomani dovrò andare a Bari per un torneo di Magic: The Gathering, un gioco di carte che porta via tempo e denaro. Bene ma non benissimo. Mi avvicino a Francesca già a colazione, il mio tavolo e il suo sono adiacenti. Saliamo in pullman, andiamo a prendere il treno, perché a Venezia si viaggia in treno, arriviamo. Prima però conosco anche le amiche di Francesca, e scattiamo una foto grazie all’intervento di Natasha.


Subito visitiamo una chiesa insieme ad una guida giunta direttamente dal Paleolitico, subito mi avvicino a Francesca.
-Buongiorno di nuovo! Oggi Venezia, finalmente.
-Già, non vedevo l’ora! Anche perché dovrò parlare alla classe oggi, è il mio turno.
-Parlare alla classe? In che senso?
-La professoressa ha assegnato a ciascuno di noi un’opera che avremmo visto in gita, a me è toccato l’affresco sulla facciata della Basilica di S. Marco. Lo conosco in ogni minimo dettaglio!
-Ah, fantastico! – Colgo la palla al balzo – Ne parlerai anche a me, quindi. Voglio che tu me lo spieghi!
-Beh, va bene.
-Poi io ti spiegherò un’altra opera a tua scelta! Certo, dovrai darmi il tempo di studiarmela. Quindi dovremo viaggiare insieme di nuovo! Che opera ti piace?
-Sinceramente, mi piace tantissimo la Gioconda di Leonardo, anche se so che non la vedrò mai.
-Vorrà dire che andremo a Parigi, in futuro!
Continua a non capire le mie intenzioni, pensa che io stia solo scherzando. Entriamo nella chiesa, si può osservare un monumento funebre ma noi siamo da tutt’altro lato. I professori ci hanno detto che non si può andare in quel posto. Francesca è dietro di me. Ascoltiamo la guida, osserviamo le colonne portanti, i quadri, assaporiamo il gioco di luci creato dai mosaici; mi giro verso di lei, non c’è più. Sarà andata un attimo dalla sua classe. La vedo tornare dal luogo del monumento funebre.
-Sei andata a vedere la salma?
-Sì, ci hanno detto che si può andare e ci sono andata.
-Non mi hai manco avvisato! – Cambio approccio – Va bene, ora sono offeso a vita!
-Oh no! Non fare così, dai.
-No no, ormai sono offeso, nulla mi farà cambiare idea. Anzi, ora dovrai trovare un modo per scusarti!
-Eeeh, e che ne so come posso fare! Dai, ci torno con te!
Torniamo a vedere la salma, ma questo non mi basta. Usciamo dalla chiesa, lei mi è sempre vicina, vuole scusarsi, io invece voglio vedere fin dove è disposta ad arrivare.
-Non ho niente da darti per scusarmi! Anzi..
-Cosa?
-So che può sembrare stupido, ma..ho un Mars, lo vuoi?
Non si può ricattare Marco con il cioccolato, né con il caramello. È difficile per me resistere in ognuno dei due casi, figuratevi quando subisco una combo!
-Mmmh, cibo come scusa. Cioccolato. Va bene, sei perdonata, ma non lo fare più!
-Sei facilmente ricattabile, con il cioccolato.
-Ognuno ha un suo punto debole.
Mi sorride. Oddio, quel sorriso. Paragonarla ad un angelo sarebbe riduttivo, resto allibito dall’allegria che riesce a trasmettere.
Visitiamo altre zone di Venezia, parte la carrellata di foto con Miriam; ogni ponte un selfie, e naturalmente ogni scusa è buona per una foto con Francesca!


Mikado, panorama, compagnia. Mix perfetto!

poi andiamo a pranzare. Un posto orrendo, caratterizzato dal classico odore di fogna e acqua putrida e stagnante che si sente a Venezia. No, Venezia non è tra le mie città preferite. Il pranzo prevede pasta al sugo e cotoletta. Io mi siedo con dei ragazzi della quarta D, Francesca, dall’altro lato, con le sue amiche. Nessuna di loro mangia la pasta. Cerco di fare il simpatico.
-Se non volete la pasta, datela a me! La mangio tutta io!
Quattro piatti di pasta mangiati. Fosse stata carbonara, avrei giustificato l’impresa, invece no. È il turno delle cotolette. Piatte, insipide, se non ci metti una salsina non riesci a mangiarle. Anche in questo caso, parte la sfida tra noi ragazzi a chi ne mangia di più. Arrivo a cinque cotolette mangiate, solo per sentire Francesca e le amiche ridere e darmi del matto. Aaah, l’amour! Miracolosamente, non mi sento male, o almeno non troppo. Ringrazio pubblicamente il mio stomaco, ma non ho il tempo di digerire che bisogna già mettersi nuovamente in cammino. Prossima destinazione: piazza S. Marco.
Selfie di gruppo immancabile lungo il tragitto.

martedì 25 ottobre 2016

Capitolo V - Tempo di decisioni



L’argomento amore è notoriamente difficile da sviluppare, e se facessi un sondaggio su un campione di cento persone, alla domanda “Che cosa è l’amore?” di certo otterrei circa trecentocinquanta definizioni diverse. Nessuno sa cosa è l’amore, non a caso l’amore è una forza che non si può vedere. Magari è solo convenzione sociale, magari è un’invenzione dell’uomo talmente convinto di doversi innamorare da non poter fare altro. Magari è puro istinto animale. Magari è altro; non lo sapremo mai, ma ognuno di noi lo sa. A diciassette anni, poi, le idee sono ancora confuse, c’è soprattutto tanta paura di sbagliare. Tutti quindi cercano un modo diverso per approcciarsi ad un’altra persona verso cui si prova una sorta di attrazione. Essendo un essere vivente come tutti gli altri, anche io ho un metodo di giudizio. Non mi piace deludere da subito le persone, non credo neanche nell’amore a prima vista. Una persona bisogna conoscerla, prima di prendere una decisione. Motivo per cui di solito, anche se una ragazza si dichiara apertamente, per circa una settimana cerco di conoscerla, di approfondire cosa vuol dire stare accanto a lei; molti hanno comportamenti diversi, a seconda che stiano da soli, in coppia o in compagnia. Sarebbe bello conoscere tutte queste sfaccettature.
Per me, la Bilancia è fondamentale, parlando di questo argomento. Non è semplicissimo spiegare in cosa consiste la Bilancia, ma ci proverò: ci sono due o più ragazze che mi piacciono, con cui vorrei provarci, ma non so su chi buttarmi. Le ritengo uguali in tutto e per tutto, non riesco a scegliere. Presupponendo che potrebbero anche essere entrambi dei buchi nell’acqua – e spesso è così – passo ad analizzare ogni singola ragazza. Una bilancia immaginaria – nel senso che se la elevi al quadrato, il risultato è -1; aaah, maledetta matematica! – e due piatti, uno per i pro e uno per i contro. Naturalmente, fermarsi alla domanda Da che lato pende la bilancia? sarebbe troppo semplice, e le cose semplici non mi piacciono. Ogni singolo pro e ogni singolo contro è caratterizzato da un peso specifico: per fare un esempio, le piacciono i film romantici e è ignava hanno pesi diversi, non possono annullarsi a vicenda, il terzo principio della dinamica mi lincerebbe. Ecco che, dopo aver conferito un determinato peso ad ogni caratteristica, si può vedere – o provare a vedere – quale bilancia sembra avere una maggiore efficienza. Io ragiono così, ognuno ha un suo metodo.
Questa notte la devo passare a riflettere. Ci sono due ragazze: Arianna e Francesca. Quest’ultima la conosciamo bene, per quello che si riesce a conoscere in due giorni. E poi sono quello che non crede ai colpi di fulmine! La storia con Arianna è leggermente più complicata; per comprenderla bisogna tornare indietro di qualche anno, il primo anno di Liceo, per la precisione. 

A lei piacevo, la cosa sembrava essere palese, ma inizialmente non me ne accorsi. Quando finalmente me ne resi conto, iniziò una relazione – anche se la parola fidamici non è proprio sinonimo di relazione – che durò un paio di mesi, non di più, grazie ad una terza persona che distolse gli occhi di Arianna da me. Storia chiusa, niente di che. Invece no. Da quel momento, è sempre stato un tira e molla, un cercarsi, ritrovarsi, perdersi. Questo soprattutto per colpa mia, che mi ero davvero affezionato a lei. Tornava, chiedeva scusa, poi senza motivo se ne andava. Come quando vai a correre e una persona ti fa inciampare. Sogghigna, ti chiede scusa, ti offre la mano per permetterti di rialzarti e quando tu gliela dai, sfrutta la spinta per ributtarti a terra. Moltiplicando la situazione per circa tre anni, tu, mio caro lettore, puoi facilmente immaginare ciò che ho passato.

Una qualunque Francesca non può, in due giorni, spazzare via tre anni della mia vita. Punto a favore per Arianna. Francesca ha dei fianchi mozzafiato, punto per lei. Arianna, dal suo canto, ha un qualcosa che non so identificare, che porta alcuni ragazzi a starle dietro; non posso minimamente confrontarla con Mirandolina, ma qualcosa c’è, anche se invisibile. Punto molto pesante per lei. Con Arianna, pur combattendo, è una guerra persa, anche se non ne sono così certo, in base a quello che dice. Ma il tira e molla non mi piace, non dopo tre anni; punto a sfavore. C’è un grosso contro che posso assegnare ad Arianna, e cioè il non fare nulla. Non prende decisioni, non ha una personalità ben delineata. È malleabile, troppo malleabile. Di colpo, mi tornano in mente le parole della professoressa di italiano. Parlando di Dante, della Divina Commedia, si sofferma su un particolare del tema ignavia. Parlando dell’ignavia ai giorni nostri, afferma “Io aborro i giovani che si lasciano vivere!”. Una frase che resterà per sempre impressa nella mia mente. 
Forse è stata proprio quella frase a trasformare la Bilancia, a farla pendere da tutt’altro lato.
Arriva però un momento in cui la mia mente, per quanto matematica sia, deve lasciare spazio a decisioni un po’ più istintive, meno ragionate. Arianna mi è stata molto vicina in questi due giorni, non è così da mesi ormai. Francesca però è una ragazza che se deve parlare parla, non si tiene le cose dentro, sa esprimere ciò che prova. È forte, in lei c’è un mare, una tempesta che nonostante tutto non la smuove. Non l’ho ancora constatato del tutto, ma l’impressione che mi trasmette è questa. Tra qualche mese potrò constatare di avere ragione. Soprattutto, è bella. Bella come poche al mondo.
Di Arianna ho scritto anche su Facebook, quando, prima dei SelfieOfTheDay, scrivevo i Selfiption: descrizioni di persone corredate da un selfie. In pochi sanno che lei ha scritto un Selfiption di risposta, a mano, consegnatomi il giorno del mio diciottesimo compleanno; solo io e lei sappiamo il contenuto di quella lettera.
Possiamo leggere il tuo Selfiption?


Bei ricordi, sì, ma passati.
La Bilancia, anzi, il mio Istinto, ha parlato.
Arianna, grazie per avermi trasformato in quello che sono, ma è arrivato il momento di cambiare pagina.
Domani mi avvicinerò ancora di più a Francesca. È lei la ragazza che voglio al mio fianco.

venerdì 21 ottobre 2016

Capitolo IV - Mantova&Verona



Dodici marzo duemilaquindici. Dopo la colazione in hotel, partiamo per Mantova. La mattinata si svilupperà nella città del Rigoletto, per poi pranzare in hotel e andare a Verona, la città di Romeo e Giulietta. Non aspetto altro. Mantova e Verona le visitai un anno prima con la mia famiglia, e tornare in una città che hai visitato è come parlare di una donna con cui sei già stato. Mi sento Cicerone, ma prima un selfie in pullman da pubblicare su Instagram!
Mantova è una città relativamente tranquilla, nel poco tempo a disposizione visitiamo Palazzo del Te e il Palazzo Comunale. Francesca è nuovamente accanto a me, stavolta cerca lei i selfie. Troviamo una mostra particolare, provocatoria. La visitiamo insieme, non tutti decidono di entrarci; gli altri rimangono nell’immenso parco antistante la mostra. Mantova finisce in modo semplice, nel pomeriggio c’è Verona. Verona bella, direbbe il Principe nel musical Ama e cambia il mondo. Ho sempre visto questa città come un qualcosa di diverso dal solito; le strade ti trasmettono una sensazione diversa rispetto a quella trasmessa da una Roma – gente su gente su gente – o da una Lucca – giappominchia su giappominchia su giappominchia -. Verona è una città dalle mille sfaccettature, eppure ogni volta che la visito la vivo nello stesso identico modo: chiamatemi sognatore, chiamatemi folle, ma io a Verona rivedo Romeo e Giulietta. Non solo in un luogo, dappertutto.
Ci rechiamo presso la casa di Giulietta, il mio sguardo cerca Francesca. La vedo nella mole di ragazzi che si accinge a scattare una foto con la statua di Giulietta.
-Ehi Francesca, e tu la foto con la tetta di Giulietta?
-Non so, si dice che chi la tocca trova l’amore. Io non credo a queste cose.
-Vabbè, non devi farlo per scaramanzia, giusto per la foto. Dai.
-D’accordo, ma sappi che non ci credo!
Foto con Giulietta, torna da me.
-Ecco, l’ho fatta.
-Bene, e con me manco una foto nel luogo di Romeo e Giulietta?

­-Ti piace molto la storia di Romeo e Giulietta? – Mi chiede.
-Beh, è la mia tragedia preferita. Adoro Shakespeare in tutto, e in particolar modo adoro Romeo e Giulietta. Ci sarà il musical a Bari in estate, un musical che vidi in diretta proprio all’Arena di Verona nel 2014! Devo cercare di andarci! – Non ci sarei andato, ma il duemilaquindici sarebbe diventato l’anno di Romeo e Giulietta. ­– Tra l’altro, io faccio teatro al Liceo, quest’anno rappresenteremo proprio Romeo e Giulietta!
-Wow, fantastico! Tu chi rappresenterai?
-In realtà non ci sono ruoli definiti, siamo tutti Romeo e le ragazze sono tutte Giulietta, gli altri personaggi sono a rotazione tranne Mercuzio e la balia.
-Non ho mai sentito una cosa del genere.
-Beh, neanche io, ma quest’anno lo spettacolo sarà così. Posso confidare nella tua presenza?
-Certo! Non mancherò!
-Ottimo!
-Quale parte ti piace di più? A me piace tantissimo il primo incontro dei due.
-A me piace tutto, ma una delle battute che preferisco è quella di Giulietta verso la fine del dialogo sul balcone: “Io ti ho dato il mio prima che tu me lo chiedessi, e tuttavia vorrei non avertelo mai dato!”
-Non ce l’ho presente, in realtà.
-È una battuta di un dialogo, estrapolata non ha molto senso.
Non capisce il perché di quella battuta, probabilmente non ha capito ancora che sono cotto di lei. Strano, gli altri ormai lo ritengono lampante. La sua ingenuità sarà il mio punto di forza. Spero solo non si trasformi nel mio tallone d’Achille.
Abbiamo ancora un paio di ore da spendere a Verona, ma Francesca torna dalle sue amiche; io torno dalla mia classe. Da Angela, per la precisione. Giriamo insieme, compriamo pensierini per la famiglia, osserviamo le bancarelle, poi torniamo. C’è anche Federico con noi, un ragazzo non della mia classe che ancora non conosco benissimo. Ha i nudolini orientali con sé, io adoro il Giappone, ergo la cosa è fatta. Ci facciamo una foto dalla dubbia bellezza all’interno del Disney Store, poi torniamo davanti l’Arena per ritrovare il gruppo. Tornando verso il pullman, faccio partire dal telefono la canzone “Verona” di Ama e cambia il mondo, pensando che forse la mia Giulietta l’ho trovata.
Oh no, io dovevo riflettere in questa mattinata!
Carico un selfie su Facebook, devo mantenere la promessa dei SelfieOfTheDay.

Questa non è una notte in cui si dorme. Siamo tutti svegli, non sappiamo ancora cosa fare, ma di certo non dormiremo. Ci organizziamo per ritrovarci in una stanza comune. Io però non sono con gli altri. Resto nella mia camera, nei miei pensieri. È arrivato il momento di prendere una decisione.