Tredici marzo
duemilaquindici. È il momento di fare sul serio. La meta di oggi è Venezia,
passeremo tutta la giornata lì; ho deciso di utilizzare un approccio tattico,
cioè essere me stesso. Il folle me stesso. Mi vesto di rosso, blu e nero, perché
dopodomani dovrò andare a Bari per un torneo di Magic: The Gathering, un gioco di carte che porta via tempo e
denaro. Bene ma non benissimo. Mi avvicino a Francesca già a colazione, il mio
tavolo e il suo sono adiacenti. Saliamo in pullman, andiamo a prendere il
treno, perché a Venezia si viaggia in treno, arriviamo. Prima però conosco
anche le amiche di Francesca, e scattiamo una foto grazie all’intervento di
Natasha.
Subito visitiamo una chiesa insieme ad una guida giunta
direttamente dal Paleolitico, subito mi avvicino a Francesca.
-Buongiorno di nuovo!
Oggi Venezia, finalmente.
-Già, non vedevo l’ora!
Anche perché dovrò parlare alla classe oggi, è il mio turno.
-Parlare alla classe?
In che senso?
-La professoressa ha
assegnato a ciascuno di noi un’opera che avremmo visto in gita, a me è toccato
l’affresco sulla facciata della Basilica di S. Marco. Lo conosco in ogni minimo
dettaglio!
-Ah, fantastico! – Colgo
la palla al balzo – Ne parlerai anche a
me, quindi. Voglio che tu me lo spieghi!
-Beh, va bene.
-Poi io ti spiegherò
un’altra opera a tua scelta! Certo, dovrai darmi il tempo di studiarmela.
Quindi dovremo viaggiare insieme di nuovo! Che opera ti piace?
-Sinceramente, mi piace
tantissimo la Gioconda di Leonardo, anche se so che non la vedrò mai.
-Vorrà dire che
andremo a Parigi, in futuro!
Continua a non capire le mie intenzioni, pensa che io stia
solo scherzando. Entriamo nella chiesa, si può osservare un monumento funebre
ma noi siamo da tutt’altro lato. I professori ci hanno detto che non si può
andare in quel posto. Francesca è dietro di me. Ascoltiamo la guida, osserviamo
le colonne portanti, i quadri, assaporiamo il gioco di luci creato dai mosaici;
mi giro verso di lei, non c’è più. Sarà andata un attimo dalla sua classe. La
vedo tornare dal luogo del monumento funebre.
-Sei andata a vedere
la salma?
-Sì, ci hanno detto
che si può andare e ci sono andata.
-Non mi hai manco
avvisato! – Cambio approccio – Va bene,
ora sono offeso a vita!
-Oh no! Non fare così,
dai.
-No no, ormai sono
offeso, nulla mi farà cambiare idea. Anzi, ora dovrai trovare un modo per
scusarti!
-Eeeh, e che ne so
come posso fare! Dai, ci torno con te!
Torniamo a vedere la salma, ma questo non mi basta. Usciamo
dalla chiesa, lei mi è sempre vicina, vuole scusarsi, io invece voglio vedere
fin dove è disposta ad arrivare.
-Non ho niente da
darti per scusarmi! Anzi..
-Cosa?
-So che può sembrare
stupido, ma..ho un Mars, lo vuoi?
Non si può ricattare Marco con il cioccolato, né con il
caramello. È difficile per me resistere in ognuno dei due casi, figuratevi
quando subisco una combo!
-Mmmh, cibo come
scusa. Cioccolato. Va bene, sei perdonata, ma non lo fare più!
-Sei facilmente
ricattabile, con il cioccolato.
-Ognuno ha un suo
punto debole.
Mi sorride. Oddio, quel sorriso. Paragonarla ad un angelo
sarebbe riduttivo, resto allibito dall’allegria che riesce a trasmettere.
Visitiamo altre zone di Venezia, parte la carrellata di foto con Miriam; ogni ponte un selfie, e naturalmente ogni scusa è buona per una foto con Francesca!
Mikado, panorama, compagnia. Mix perfetto! |
poi andiamo a pranzare. Un
posto orrendo, caratterizzato dal classico odore di fogna e acqua putrida e
stagnante che si sente a Venezia. No,
Venezia non è tra le mie città preferite. Il pranzo prevede pasta al sugo e
cotoletta. Io mi siedo con dei ragazzi della quarta D, Francesca, dall’altro
lato, con le sue amiche. Nessuna di loro mangia la pasta. Cerco di fare il
simpatico.
-Se non volete la
pasta, datela a me! La mangio tutta io!
Quattro piatti di pasta mangiati. Fosse stata carbonara,
avrei giustificato l’impresa, invece no. È il turno delle cotolette. Piatte,
insipide, se non ci metti una salsina non riesci a mangiarle. Anche in questo
caso, parte la sfida tra noi ragazzi a chi ne mangia di più. Arrivo a cinque
cotolette mangiate, solo per sentire Francesca e le amiche ridere e darmi del
matto. Aaah, l’amour! Miracolosamente,
non mi sento male, o almeno non troppo. Ringrazio pubblicamente il mio stomaco,
ma non ho il tempo di digerire che bisogna già mettersi nuovamente in cammino. Prossima destinazione: piazza S. Marco.
Selfie di gruppo immancabile lungo il tragitto. |